Subito fuori dall’abitato di Farnese, in località “Le Piagge” si trova la piccola chiesa di S.Anna, conosciuta anche come S. Maria della Cavarella. Si tratta di un edificio a pianta rettangolare; sulla facciata presenta il portale d’ingresso con cornice soprastante a timpano, affiancato da due basse finestre, incorniciate da stipiti lisci in tufo. La copertura è a doppio spiovente con cornice a timpano; al centro del tetto è una lanterna ottagonale sormontata da una piccola cupola rivestita da lastre di piombo.
La costruzione della chiesa fu decisa dal Consiglio Comunale di Farnese, in seguito ad un ex voto alla Madonna della Cavarella dopo un’invasione di cavallette il 27 maggio 1577.
La costruzione, progettata da un tal Mastro Sallustio (forse lo stesso che costruì la Casa del Platonio) e finanziata con le elemosine e i fondi della comunità, risulta terminata nel 1584. La tradizione vuole però che la chiesetta sia stata edificata dalla famiglia Farnese come ringraziamento per il felice parto della duchessa Camilla Lupi, moglie del duca Mario Farnese. E’ probabile che, per dare maggior prestigio all’edificio, la famiglia Farnese si sia appropriata della “paternità” della costruzione della chiesa, dedicandola a S. Anna, protettrice delle partorienti. Sicuramente alla famiglia Farnese si deve la committenza della ricca decorazione a stucchi - forse opera di Pompeo Pazzichelli - e delle pitture che decorano l’interno dell’edificio sacro, queste ultime realizzate da Antonio Maria Panico. Oltre agli affreschi, il pittore bolognese realizzò anche due quadri, un’Annunciazione e una Presentazione del Bambino al tempio, che dovevano essere collocate in due dei sei scomparti delle pareti laterali, purtroppo andati perduti. Sulla parete di fondo è posto l’altare, diviso in tre arcate riccamente decorate da stucchi: nell’arcata centrale è l’immagine tardo-quattrocentesca della Madonna della Cavarella, opera di un artista viterbese con influenze senesi, in quelle laterali sono raffigurati S.Giovanni Battista e S.Francesco, opera del Panico. Al di sopra due piccoli riquadri rappresentano il Battesimo di Cristo e S.Francesco che riceve le stigmate. Le vele della cupola presentano una ricca e complessa decorazione in stucco che divide ognuna delle vele in sei riquadri, nei quali sono rappresentati episodi della vita della Vergine; negli altri spazi sono figure allegoriche (la Fortezza, la Fede, la Giustizia, la Carità, in stucco e dipinte), mentre negli interspazi delle cornici sono putti, animali, esseri fantastici e decorazioni vegetali, tra i quali è ossessivamente presente il giglio, simbolo della famiglia Farnese. La particolarità dell’apparato decorativo della chiesetta, osservandolo attentamente, nasconde, negli episodi di carattere sacro della vita della Madonna (la Nascita, la Dormitio Virginis, l’Assunzione), simboli esoterici legati alla scienza alchemica, i cui significati sono comprensibili solo ad un ristretto nucleo di iniziati, del quale lo stesso Panico doveva sicuramente far parte. La decorazione della piccola chiesetta di S.Anna viene così a costituire un vero e proprio Mutus Liber alchemico.
L’interesse per la scienza alchemica ed esoterica è verosimilmente introdotto alla corte dei Farnese da Isabella Pallavicino, madre di Camilla Lupi e suocera di Mario Farnese, la quale dapprima nel suo raffinato salotto a Soragna, dove Mario soggiornò nei primi due anni di matrimonio, e poi nel piccolo centro rurale di Farnese, aveva portato la sua influenza intellettuale. La Pallavicino è infatti ricordata come protettrice di letterati – tra questi il Tasso – e probabilmente proprio a Farnese fondò l’Accademia degli Illuminati.
La pratica nelle dottrine alchemiche della famiglia Farnese è testimoniato anche dalla tela, anch’essa opera del Panico, raffigurante il ritorno di Mario Farnese dalla guerra di Ferrara, conservata nel convento delle clarisse (si veda più avanti), e da un piatto, conservato nel museo civico “Ferrante Rittatore Vonwiller”, nel quale è raffigurata una mano guantata che tiene in pugno una fiamma, che sembra sprigionarsi da una catasta di legna. Il guanto d’amianto (la “salamandra” che resiste al fuoco), in questo caso rappresenta l’alchimista che con la sua conoscenza riesce a dominare la fiamma (cioè il processo alchemico); la catasta di legna infine, a ben guardare, risulta essere formata da due squadre, simbolo della Massoneria. Al di sopra dell’immagine allegorica è un cartiglio con la scritta “Per Celare”, a voler significare che la scienza alchemica non può essere rivelata a tutti, ma è destinata solo a pochi adepti.
(I testi sono stati elaborati dal Dott. Luciano Frazzoni direttore del Museo di Farnese)